giovedì 15 gennaio 2015

Siciliane mafiose, olandesi bone

“Puoi esserti diplomato all’università della Legalità con il massimo dei voti, la lode e il bacio in bocca con la lingua. Non c’è nulla da fare: il siciliano, per il solo fatto di essere nato in Sicilia, è mafioso e basta. La mente umana, per pigrizia, tende a generalizzare. I siciliani sono così tutti mafiosi come gli africani sono tutti venditori di accendini e le olandesi sono tutte bone e te la danno con faci­lità”.

Citazione tratta dal romanzo


Dario Flaccovio Editore 


Post Scriptum 
Questo blog porta avanti la battaglia sociale: "Morte al pregiudizio, tranne a quello olandese".  

martedì 13 gennaio 2015

Gramellini: La differenza tra riso e sorriso? Il peso

“Ridere e sorridere sono gesti diversi, quasi opposti. Due mondi. Si ride con la pancia, si sorride con la testa. In casi più rari, col cuore”. È l’incipit di un articolo pubblicato sul quotidiano La Stampa da Massimo Gramellini, giornalista, autore di diversi libri tra cui il romanzo Fai Bei Sogni (Longanesi) che tanto successo ha riscosso.  

Massimo Gramellini dà una sua chiave di lettura del celebre sorriso della Monnalisa nel celebre quadro di Leonardo: “Ho cercato tanto in giro il suo sorriso, trovandolo di rado, forse per colpa dei miei occhiali”. 

Parla poi della comicità di Totò e Alberto Sordi e dei film di Woody Allen. Per Gramellini è stato di “grande insegnamento” la visione de “La dea dell’amore”: “Un susseguirsi esilarante di battute fini per le quali in sala mi sembrava di ridere, o sorridere a voce alta, soltanto io. Ma appena Woody chiese alla prostituta Mira Sorvino se per caso fosse nata a Vaccopoli, dei tizi dietro di me esplosero in uno sghignazzo irrefrenabile”.  


Chiude, quindi, con questa riflessione: “Mi sono cacciato in un sentiero pericoloso: il sorriso come esclusiva degli snob esangui e acculturati, mentre i barbari affrontano la risata di petto, proprio come la vita. In realtà il sorriso sarebbe ben poca cosa, se fosse solo un tic intellettuale. Invece è uno scudo con cui deviare i colpi del destino. Sapere sorridere di se stessi è un calmante e al contempo un antidepressivo. Se la risata rappresenta uno sguardo critico o liberato sul mondo, il sorriso rimane anzitutto uno sguardo su se stessi. Un modo per ripiegarsi e rivelarsi. Diffidate dei tronfi che contrabbandano la pesantezza per profondità. La vera profondità, insegnava con l’esempio Italo Calvino, si raggiunge nella leggerezza, di cui il sorriso è l’immagine più autentica”.

La foto è tratta da Wikipedia

lunedì 12 gennaio 2015

Dostoevskij: Un uomo si giudica dal riso

Per conoscere un uomo bisogna studiare non il suo silenzio né il suo modo di parlare o di piangere o di infiammarsi alle idee più nobili, ma il suo riso. Se, per lungo tempo voi non avete potuto decifrare un carattere, e ad un tratto ci riuscite ciò è perché quell'uomo ride molto francamente. Allora tutta la sua anima vi si presenta come su una mano. Quell'uomo ride bene? Vuol dire che è un buon uomo. 

Fëdor Michajlovič Dostoevskij

domenica 11 gennaio 2015

La civiltà della satira, Parigi 11 gennaio 2015

La libertà della satira. 
L’espressione della satira. 
L'intelligenza della satira. 
La sottigliezza della satira. 
I graffi della satira. 
La verità della satira. 
Il pugno allo stomaco della satira.
Le conquiste della satira. 
Il riso della satira. 
Il terrore per la satira.
Il coraggio della satira. 
Le armi della satira. 
La pervicacia della satira. 
Il bene della satira.
La sensibilità della satira. 
Gli amici della satira. 
Il popolo della satira. 
La civiltà della satira. 
L’Europa con la satira. 
Il mondo con la satira.
La pace con la satira. 



Parigi, 11 gennaio 2015

mercoledì 7 gennaio 2015

Dio, punisci i fanatici assassini e ridi in nome della satira


Dio, ferma e punisci i violenti, i fanatici assassini, chi ci toglie o ci vuol togliere il sorriso, chi fa del male anche in nome tuo, soprattutto in nome tuo. E fai sentire al mondo la tua bella risata. 

Dai! Fammela sentire! In nome della satira, in nome della vita, dono prezioso e unico che nessuno ha il diritto di toglierci, che nessuno ha il diritto di terrorizzare. 

Sì, fallo sentire a tutti che ridi, grandi e piccoli. Fai rimbalzare l'ilare eco in ogni continente, in ogni paese sperduto, tra le alte vette delle montagne, negli abissi degli oceani, nello sperduto confine dell'universo, dentro quei crani dove alligna la cieca follia. 

Stordiscici con la tua risata. Fai suonare e risuonare i nostri timpani a festa. Facci diventare per un attimo sordi come le campane. Contagia l'intera umanità con la tua divina risata, colpendo tutti, ma proprio tutti, senza distinzione di razza, di religione, di cultura, di ceto, di colore dei capelli, di numero di scarpe, di intelligenza, di stupidità. Contagia soprattutto chi non vuol ridere o non riesce a ridere. Colpisci prima me, mi raccomando, quando in quei momenti di malinconia ho il muso lungo e quando mi guardo allo specchio si rompe. Amen.  

Ascolti?
È una preghiera.  

Certo che, se non dovessi esistere, alla fine di tutto ci sarebbe solo da ridere. 

Raimondo Moncada 

martedì 6 gennaio 2015

Vittime di mafia, Fabiano e Morici: dalla parte dei piccoli-grandi eroi quotidiani

Un libro serio, molto serio. Un libro rigoroso, molto rigoroso. Dalla parte degli eroi, degli onesti, di chi ha sofferto, di chi non si è piegato, di chi non abbassa la testa, di chi è stato ucciso innocentemente, di chi continua a lottare. Contro la violenza, contro la prevaricazione, contro la legge del pizzo e la mitizzazione dei criminali. È questo il messaggio che si coglie nella pubblicazione di Vittime di mafia, il libro dello scrittore e poliziotto Fabio Fabiano e del giornalista e direttore del giornale “La Valledei Templi” Gian Joseph Morici (Monetti Ragusa Editori), da anni impegnati in attività e battaglie a tutto campo per la legalità.    

La vera svolta, utile a minare le fondamenta della mafia, - si legge nell’introduzione del libro - oltre all’attività investigativa e giudiziaria, la si deve a tanti piccoli-grandi eroi quotidiani. Persone comuni che ci hanno aiutato a capire il carattere moralmente riprovevole di un fenomeno che umilia i siciliani che della mafia sono le vere vittime. È a loro che con questa pubblicazione vogliamo dar voce, affinché possano con le loro storie e con le loro parole trasformare il volto di quest’isola e far dimenticare lo stereotipo del siciliano mafioso o vigliaccamente omertoso”.

Vittime di mafia è già stato presentato ad Agrigento il 30 dicembre 2014 nell’auditorium di Santa Rosalia davanti a centinaia di persone. La seconda presentazione con il nuovo anno, venerdì 9 gennaio 2015 a Cianciana, nella biblioteca comunale “Paolo Borsellino”

Il libro di Fabio Fabiano e Gian Joseph Morici si avvale della prefazione di Antonio Evangelista, dirigente della Digos di Asti. “Vittime di mafia – scrive Evangelista – prima ancora che libro e documento é un testamento rivolto soprattutto alle generazioni future, i cui lasciti principali sono una dignità, un coraggio e un’onestà che ti fa venire la pelle d’oca e gli occhi lucidi, che fa salire un groppo alla gola, mentre i pensieri e le parole si affollano nella mente. Allora apri le finestre e gridi nel buio della notte, quando le urgenze materiali si placano e l’orecchio della coscienza é in ascolto: sono incazzato nero e tutto questo non lo voglio vedere più”.

domenica 4 gennaio 2015

Wharton: Un libro di valore crea nuove forme di pensiero

“Leggere non è una virtù, ma un'arte. È un dono elargito agli uomini dalla natura e richiede d'essere coltivato dalla pratica e dalla disciplina”. È quanto scrive Edith Wharton nel saggio Il vizio della lettura (The vice of reading), uscito in Italia per i tipi dell’editore Olibelbeg di Venezia. Un brano è stato riportato  dal quotidiano La Repubblica. Se ne consiglia l’acquisto e la lettura per comprendere a fondo il pensiero della scrittrice statunitense. La traduzione è di Corrado Bevilacqua.
  
“Il valore di un libro – scrive Edith Wharton - è commisurato alla sua plasticità, alla sua capacità di stimolare la mente del lettore creando nuove forme di pensiero che sono il risultato della reciproca adattabilità fra il pensiero dell'autore e quello del lettore. Non v'è in letteratura alcuno standard di valutazione oggettiva del valore di un libro, poiché il suo valore dipende da quello che il lettore riesce a trarre da esso. I migliori libri sono quelli dai quali il lettore riesce a trarre maggior beneficio. Ciò dipende comunque dalla preparazione del lettore”.

Per Edith Wharton “un lettore meccanico, trarrà inevitabilmente dalla lettura di un libro minore beneficio di un lettore preparato”. Il lettore preparato “legge un libro tenendo conto della complessità dei problemi che la lettura del libro comporta” ed è “anche in grado di interpretarlo”. 

Edith Wharton fa poi la distinzione “fra i libri alla moda i quali attraggono i lettori che amano anche la più banale delle fiction, e libri che aiutano i lettori a riflettere su ciò che accade attorno a loro fornendo a essi i mezzi per farlo”. 


Leggere, dunque, è un'arte che va praticata e sviluppata per capirsi e capire il mondo che ci circonda. 


Mafia ridens, "una divertente favola in chiave moderna"

“Una favola in chiave moderna, con una morale profonda e significativa. Un libro alquanto interessante e che ritengo possa solleticare la vostra mente, facendovi divertire e riflettere allo stesso tempo”. E’ quanto scritto nella bella, bella, bella recensione pubblicata dal blog letterario “Ebbrezza della Cultura”.  Si parla, e non poteva essere altrimenti, del romanzo Mafia Ridens (ovvero il giorno della cilecca), di Raimondo Moncada, edito da Dario Flaccovio Editore.

La nota critica va il cuore del romanzo, entra nella psicologia del suo personaggio principale, Calogerino, che con “la sua evidente idiozia”, “bruttarello e insignificante, senza alcuna vita sociale”, “si ficca in testa di dover essere ‘Marlon Brando Corleone’, unendo la figura dell'attore e del personaggio, in un'unica figura mitologica, simbolo del successo e del potere e quindi della sua ipotetica ascesa sociale”.

“Quello che sin da subito si può intuire, - scrive l’Ebbrezza della Cultura – è l'ironia che serpeggia all'interno di tutta la vicenda, che porta il lettore a sorridere immediatamente dei penosi tentativi di Calogerino di diventare un temibile criminale”.

“Nella figura di Calogerino – si sostiene - si potrebbe quasi trovare un nuovo modello di eroe della letteratura moderna, che dopo aver fatto tutto il possibile per elevarsi nella scala sociale del crimine, senza ottenere alcun successo, subirà un'importante evoluzione caratteriale”.

“La sua battaglia per ottenere il rispetto tanto ambito – continua la recensione – non potrà che risolversi in una serie di grotteschi e divertenti situazioni che susciteranno nel lettore l'ammirazione per la testardaggine del protagonista nel continuare a tentare e fallire”.



Lo stile di Moncada – rileva l’Ebbrezza della Cultura – è pulito, chiaro, semplice, che non fa tanti giri di parole ma ci porta direttamente nel vivo dell'azione. I personaggi vengono descritti tramite aneddoti brevi, incisivi e divertenti, dandoci l'impressione di poterli quasi vedere davanti ai nostri occhi. Notevole è la commistione tra un linguaggio colloquiale, che possiamo intuire derivante dalle sue esperienze teatrali e il ritmo veloce e accattivante di un racconto di stampo comico. Tutta la vicenda è intrisa di un umorismo puro che viene maggiormente evidenziato grazie all'uso di termini dialettali e un tono quasi confidenziale, come se l'autore volesse raccontare personalmente ad ogni lettore le avventure di Calogerino, lasciandoci riflettere sulle loro implicazioni metaforiche, sociologiche e psicologiche”.