lunedì 9 novembre 2015

Contro la mafia in Sicilia si azzerano le tasse

“Siamo al tuo fianco contro la mafia”. Anche le Università siciliane fanno una precisa scelta di campo, a sostegno di studenti colpiti dalla criminalità organizzata. La “Kore” di Enna “azzera completamente la tassa di frequenza, quale segno di apprezzamento e di riconoscimento delle concrete azioni antimafia”. Lo leggo nella "Guida all'immatricolazione" nella versione cartacea in distribuzione nella segreteria dell’ateneo, in attesa dell’inizio di un evento formativo promosso dall’Ordine dei Giornalisti. È un beneficio di cui (mannaggia all’ignoranza!) non ero a conoscenza. Sono sicuro che anche altre istituzioni universitarie avranno lo stesso programma di riduzione delle tasse.

Per l’Università degli Studi “Kore” di Enna
 si tratta del “Programma 1” chiamato “Siamo al tuo fianco contro la mafia”. Possono fruire dell’esonero totale “gli studenti vittime della criminalità mafiosa o il cui nucleo familiare sia stato colpito dalla criminalità organizzata. È necessario, se immatricolati per la prima volta, il voto di maturità non inferiore a 75 su 100. Gli studenti iscritti ad anni successivi devono avere acquisito, al termine della sessione autunnale di esami, almeno il 75% dei crediti dell’anno in corso e tutti i crediti degli anni precedenti. Sono esclusi gli studenti fuori corso e i ripetenti”.

Vado a curiosare nei siti internet delle altre università siciliane. Scopro che è un beneficio previsto da precise norme e concesso con differenze da ateneo ad ateneo.

L’Università degli Studi di Palermo esonera dal pagamento della tassa di iscrizione e dei contributi “studenti figli di vittima della mafia, dichiarati tali secondo le norme di legge e studenti figli di vittime del racket, in condizioni in condizione economica disagiata appartenenti alle classi di contribuzione zero, 1, 2 e 3”.

L’Università degli Studi di Messina ha un “sistema di esenzione/rimborso delle tasse per gli studenti meritevoli, in base a un apposito bando che in parte sfrutta anche le risorse derivanti dalla Tassa Regionale Diritto allo Studio”. Il bando che troviamo è dell’anno accademico 2014-2015. Mette a concorso una serie di benefici: borse di studio, servizi abitativi, contributo affitto, premi vari ecc. All’articolo 2 “Modalità di compilazione domande” on-line viene richiesto di allegare la documentazione sulla base della categoria di appartenenza tra cui “attestazione rilasciata dalla Prefettura competente per gli studenti orfani per motivi di mafia”. All’articolo 4 “aventi diritto” si esplicita il beneficio: “Gli studenti orfani di vittime per motivi di mafia, con la riserva di un massimo di n. 2 borse di studio”. Altro beneficio previsto: la riserva di alloggi.  

L’Università degli Studi di Catania esonera dal pagamento della tassa regionale per il diritto allo studio “gli studenti e le studentesse che per l’anno accademico 2015-2016 siano titolari di assegno di studio erogato ai sensi della legge regionale 24 agosto 1993 n° 19”.

La legge citata detta “nuove norme in materia di solidarietà per i familiari delle vittime della mafia e della criminalità organizzata”. Prevede tre separati sostegni economici  sino al compimento della scuola d'obbligo, sino al compimento della scuola media superiore; sino al  compimento  di  un  corso  di  studi  universitari, anche nello ambito dei Paesi CEE.

Raimondo Moncada


domenica 1 novembre 2015

Libri e patate per distruggere la criminalità organizzata

Una fiera della patata per sconfiggere la mafia. Possibile? Certo! Possibilissimo se la fiera della patata è intesa come evento culturale, come rituale sociale. La cultura è un’arma di distruzione criminale. E l’Italia ne ha da vendere. Possiamo esportarla in tutto il mondo. Ma non ne abbiamo piena coscienza. 

 

È uno dei passaggi che più mi ha colpito dell’intervento del sociologo, saggista, professore all’Accademia di Belle Arti di Catania Gianpiero Vincenzo Ahmad, chiamato come relatore all’incontro formativo organizzato a Mazara del Vallo, dall’Ordine dei Giornalisti di Sicilia, avente a tema “I ghetti urbani nell’era digitale: pluralismo etnico e religioso, razzismo e deontologia giornalistica”. L’incontro si è svolto sabato 31 ottobre 2015 all’interno della Sala La Bruna, nell’antico Collegio dei Gesuiti, alla presenza di tanti giornalisti e del sindaco Nicola Cristaldi che ha messo a disposizione lo spazio dell’incontro. 



I lavori, coordinati dalla giornalista e presidente dell’Associazione Ila Grazia Patellaro, sono stati conclusi dal sociologo Carmelo Bartolo Crisafulli, medaglia d’oro, vittima del terrorismo negli anni di piombo, orfano di vittima della mafia, stretto collaboratore di Falcone, Borsellino e Chinnici. Anche il professore Crisafulli ha sostenuto la tesi “la mafia si sconfigge con la cultura, affiancata da valori” come la famiglia e soprattutto il lavoro. 

 

Si è parlato di tante cose, della questione emigrazione, di terrorismo, di sicurezza sociale, di integrazione, di pacifica convivenza tra popoli, di diversità etnica vista come opportunità di crescita. Un incontro molto formativo, interessante e coinvolgente. 


Nel suo intervento appassionato e colto, Gianpiero Vincenzo ha spiegato la “forza della ritualizzazione”. La ritualità è un bisogno dell’uomo, delle società. Lo dimostrano anche i social. E le organizzazioni criminali non sono esenti. Sono società fondate, saldate, sulle ritualità. Un punto di forza e allo stesso tempo un punto di debolezza. 

 

“L’attività culturale – ha detto Gianpiero Vincenzo – è un enorme deterrente contro i simboli della criminalità organizzata” ma anche un’arma con un potenziale altamente distruttivo. Lo Stato deve, allora, non tagliare i fondi destinati alla cultura ma aumentarli: più fiere delle patate, quindi, più fiere del libro, più festival del cinema, più rassegne teatrali. La gente se ne fotte della mafia se va a vedere uno spettacolo, se legge un romanzo! Immagino poliziotti e carabinieri andare in giro, per le strade della città, armati di libri e a leggere poesie ai criminali.  

 

La cultura non distrugge solo la mafia, non stordisce solo i delinquenti, è un moltiplicatore di ricchezza: “Ogni cento euro investiti in cultura producono 300 euro di Pil”, il prodotto interno lordo di uno Stato. “La cultura è il nostro bene e il nostro lavoro. Un settore in controtendenza”, in una fase storica di profonda crisi economica che ha fatto arretrare altri importanti settori. 

 

E la Sicilia come è messa? Gianpiero Vincenzo ha esaltato “quel genio di Andrea Camilleri” grazie al quale l’isola sta vivendo un periodo culturale straordinario. Le opere di Camilleri – libri e film - veicolano in tutto il mondo un’immagine della Sicilia meravigliosa, con una comunicazione che fa passare messaggi positivi come “bellezza, calore, umanità, giustizia” a differenza di sceneggiati o gialli noiosi e deprimenti. “Ne dobbiamo approfittare in maniera significativa” ha detto Gianpiero Vincenzo, parlando di turisti che da tutta Europa sbarcano a frotte all’aeroporto di Catania e di siciliani che a Modica, nel ragusano,  comprano vecchi bagli e li trasformano in centri per ospitare numerose comitive di turisti: “Benvenuti nella splendida Sicilia”. 

 

“Approfittiamone!”, perché la cultura, la terra culturale (lo scorcio di un biondo paese barocco, le patate a forno con odorosa polvere di rosmarino, l’aria marina, il sole amico) è la nostra miniera. Gianpiero Vincenzi ha quindi proposto la costituzione da parte dell’Ordine di nuclei di giornalisti che si occupino di teatro, di cinema, di letteratura ecc. per mettersi in contatto con i produttori di cultura e comunicare la loro attività servendosi bene della Rete, moltiplicando la ricchezza e scongiurando - diciamo noi - la nascita di ghetti culturali: quanti geni, quanti artisti, rimangono incompresi, emarginati, spernacchiati e non adeguatamente riconosciuti e valorizzati?  

 

Raimondo Moncada